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Cittadinanza americana per il piccolo Charlie Gard

passaporto americano

Cittadinanza americana o forse permesso di soggiorno permanente da Washington per far curare il piccolo Charlie negli Usa, ma i medici inglesi non sono convinti

Si tinge di giallo, ma con venature che mantengono accesa la fiammella della speranza per il piccolo Charlie Gard e la sua famiglia.

Il bambino, ancora ricoverato al Great Ormond Hospital di Londra, tiene duro e almeno per il momento la volontà di staccare le macchine che lo aiutano a restare in vista sembra accantonata, ma intanto gli Usa si sono mossi per cercare di offrire una mano concreta permettendogli di sottoporsi ad una cura sperimentale.

In un primo tempo sembrava che al bambino fosse stata concessa la cittadinanza americana, in via del tutto eccezionale, anche se in realtà si tratta di un ‘permesso di soggiorno permanente‘.

La decisione è stata presa dal Congresso americano, che ha attivato la concessione con procedura d’urgenza per venire incontro alle speciali condizioni della famiglia che lotta insieme a Charlie contro una rarissima malattia genetica. Una decisione che però almeno per il momento non ha chiarito se l’ospedale londinese sarà obbligato a lasciarlo partire e permettere quindi che sia trasferito negli Usa.

Infatti fino ad oggi ben tre gradi di giudizio britannici, l’Alta Corte, la Corte d’Appello e la Corte Suprema, ai quali si è aggiunta la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, hanno confermato con verdetti diversi la decisione dei medici del Great Ormond secondo i quali per Charlie non c’è nessuna speranza e cura attualmente conosciuta e quindi non ritengono necessario un ulteriore accanimento terapeutico.

Quando però sembrava arrivato il momento di staccargli la spina, anche dietro alla mobilitazione mondiale scatenata dai genitori del piccolo, si sono messi in mezzo altre strutture a cominciare dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma che ha inviato una richiesta ufficiale sottoscritta da sette esperti internazionali, affermando che si può provare a curare Charlie con il metodo sperimentato dal professor Michio Hirano, neurologo della Columbia University di New York, tra i massimi specialisti mondiali di disturbi cerebrali di questo genere, anche se non è mai stato testato sugli esseri umani.

Ed è notizia fresca che su Charlie Gard verranno effettuati alcuni test per verificare la funzionalità dei muscoli che potrebbe essere stata compromessa dalla malattia di cui soffre. Il risultato di questo esame è essenziale per capire se gli potrà essere applicato il protocollo sperimentale messo a punto dal team di ricercatori internazionali coordinati dall’istituto romano.

Ma secondo il ‘Daily Mail’ un primo incontro tra i medici statunitensi, la delegazione del Bambino Gesù e gli specialisti inglesi che lo hanno in cura non avrebbe prodotto nessun mutamento nelle convinzioni di questi ultimi, convinti che la vita del bambino non vada ulteriormente prolungata.

Tutto il contrario di quello che pensano i genitori, a cominciare da mamma Connie che nelle ultime ore ha postato una nuova foto di Charlie con gli occhi aperti e che sembra osservare un giocattolo come se lo volesse prendere.

I giudici dell’Alta Corte hanno tempo fino a domani, 20 luglio, per studiare il rapporto del professor Hirano e dell’equipe italiana e venerdì 21 dovrebbe esserci una nuova udienza mentre all’inizio della prossima settimana è atteso il verdetto definitivo. La mossa del Congresso americano cambierà qualcosa?